Giuliano Tomaino

Giuliano Tomaino (La Spezia, 1945) vive e lavora a Sarzana.

Attivo dalla fine degli anni Sessanta, muove i primi passi nell’ambito dell’Arte Povera con assemblaggi di objets trouvés. Negli anni Settanta sviluppa una ricerca materica e narrativa, utilizzando tessuti e oggetti di recupero come supporto per temi legati alla natura, al tempo e alla memoria.

Dalla metà del decennio approda alla pittura segnica, con intrecci di linee in nero e rosso che diventeranno cifra stabile del suo linguaggio, affiancati da collage di tessuti sfrangiati.

Il soggiorno newyorkese degli anni Ottanta amplia la sua visione: nei dipinti entrano i segni del paesaggio ligure — pali della mitilicoltura, meduse, nuvole, porti. Negli anni Novanta emerge il tema del cimbello, ispirato alle rondini nel suo studio, mentre si intensifica l’attività espositiva in Italia e all’estero. È un periodo di collaborazioni vivaci e di prime installazioni di grande scala, che avvieranno la dimensione “macrodimensionale” oggi centrale nel suo lavoro.

Tra la fine degli anni Novanta e i primi Duemila sviluppa nuovi simboli — abbracci, cavallini a dondolo, mani e piedi come ex-voto — e realizza importanti progetti pubblici e installazioni museali.  L’esperienza con la Biennale di Dakar (2002) apre alla serie Abracadabra e alle carte vetrate.

Dal 2004 elabora il tema delle Case dei Santi, prima in forma pittorica poi come sculture archetipiche che diventeranno iconiche. Seguono interventi pubblici in Italia e all’estero, da Firenze (Uffizi, 2006) a Roma e Siena, fino ai progetti in Palestina (2008). Negli anni successivi realizza grandi installazioni urbane e opere ambientali, tra cui Le acciughe fanno la palla (Galata Museo del Mare, Genova, 2009) e le Sculture in città, rosse e monumentali.

Dal 2010 sperimenta la trasformazione di spazi ricettivi in hotel d’artista, affiancato dalla Tomaino’s Factory. Partecipa alla Biennale di Venezia – edizione regionale ligure, dove il suo Agilulfo ricoperto di biglie diventa una delle opere più fotografate. Tra le sue presenze più riconoscibili nello spazio urbano spicca Oplà, alla stazione della Spezia.

Artista di segni, simboli e ironia, Tomaino attribuisce grande importanza ai titoli, che “affiancano l’opera senza descriverla”, diventando parte essenziale del suo immaginario poetico.

Stampe d'Arte

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